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Pubblicata il 01/04/2003
l'uso macabro ed e troppo spesso improprio di alcune parole sta contribuendo ad accentuare l'atrocità di questa assurda guerra contro l'iraq.tre in particolare,secondo me,meriterebbero la nostra attenzione:guerra umanitaria,danni collaterali,terrorismo.per quanto riguarda "guerra umanitaria" sono rimasto letteralmente allibito;mi chiedo come si possano associare due termini dai significati tanto diversi tra loro che evocano concetti tanto diametralmente opposti come "guerra" ed "umanitaria".per quanto mi sforzi non riesco a trovare nulla,ma proprio nulla,di umanitario in una guerra.e se poi mi concentro su questa "crociata" contro l'iraq,partorita in maniera unilaterale,fuori dall'egida di ogni organismo sovranazionale (anche se personalmente neanche l'avallo delle nazioni unite le avrebbe assicurato legittimità) il mio cercare di capire diventa ancora più vano ed inutile.e che dire di "danni collaterali"?questa è l'eufemistica definizione che il pentagono da alle vittime civili causate dai missili angloamericani che sbagliano obiettivo;insomma sarebbero danni collaterali i 15 civili caduti sotto la bomba che ha colpito il mercato di al-shab.danni collaterali anche gli altri 55 civili caduti sotto l'altra bomba che ha colpito un altro mercato,quello di al-nasser street.infine danni collaterali le 600 vittime civili,secondo fonti irachene,finora morte a causa del conflitto.che dire,cifre di tutto rispetto per una guerra umanitaria,no?consideriamo poi che la linea di demarcazione tra il concetto di "liberatori" e quello di "invasori" è labilissima e si assottiglierà in maniera direttamente proporzionale all'aumento delle vittime civili.perchè?perchè il popolo iracheno,intrappolato tra l'incudine della dittatura di saddam ed il martello delle bombe "mai troppo" intelligenti angloamericane,ha capito.ha capito che chiunque uscirà vincitore da questa guerra il prezzo più alto lo pagheranno sempre gli stessi,i civili,le vittime innocenti,passando,nella migliore delle prospettive,da una dittatura (quella attuale) ad un'altra sostanziale (nel caso di vittoria degli alleati,che probabilmente farebbero dell'iraq un protettorato sotto la loro giurisdizione).gli iracheni che tornano ad imbracciare le armi contro gli angloamericani,a parte i fedelissimi del regime,lo fanno non per difendere il rais,ma per difendere la propria patria,la propria gente,la propria famiglia.nè con saddam,ma neanche con gli u.s.a. secondo il principio di autodeterminazione dei popoli.aspirazione legittima,credo.soprattutto è una lezione a chi crede che la democrazia si possa esportare con la violenza e l'imposizione.punto.ma l'apice si raggiunge con "terrorismo",divenuto ormai una sorta di termine jolly,l'asso nella manica da tirare fuori quando,in una discussione politica,si cerca di giustificare l'ingiustificabile (come ad esempio questo conflitto).ormai tutti ne abusano,se ne riempiono la bocca.vittorio feltri,direttore di libero, e carlo rossella,direttore di panorama,ormai lo hanno sostituito alle imprecazioni.i membri del governo lo usano al posto del buongiorno.persino heather "e le cicale cicale cicale" parisi ha cercato di districarsi in una labirintica dissertazione sui collegamneti tra al-quaeda,iraq,palestinesi e chi più ne ha più ne metta.roba da far accapponare la pelle.ma poi interessa a qualcuno l'opinione di heather parisi?o di clarissa burt?o di mara venier?decisamente no,ma ormai siamo caduti in trappola e l'unica via di fuga dagli improvvisati opinionisti di turno è spegnere la tv (o,a seconda dei gusti personali,lanciarla dalla finestra).perchè,ve ne sarete accorti anche voi,ormai la guerra ha occupato totalmente i palinsesti televisivi:da "domenica in" a "i fatti vostri" passando persino per "al posto tuo",non c'è più scampo.tutto per l'orgasmica gioia di quei due pornocrati delle emozioni che sono maurizio costanzo e bruno vespa.dopotutto la speculazione sul dolore (rigorosamente altrui però) assicura audience.minimo sforzo e massima resa.e poi,diciamolo chiaramente,la guerra è meglio del delitto di cogne,di quello di novi ligure,della storia strappalacrime di una prostituta albanese rapita e costretta a battere in italia.il baraccone televisivo si è rimesso in moto e fagocita tutto ciò che gli si para innanzi,sostenuto anche dal nostro silenzio-assenso.anzi,dal silenzio-assenso di quelli che ritengono che questa guerra sia magari anche dolorosa,ma legittima,dei qualunquisti,di quelli che in maniera sbrigativa e superficiale additano chi manifesta per la pace come "antiamericano sostenitore del terrorismo e delle dittature".tutte queste persone che,voyeurs sadici,seguono le vicende di bagdad e bassora con la stessa partecipazione emotiva con cui si appassionano alle puntate di una soap-opera.perchè le immagini delle bombe che lo schermo fluorescente gli urla contro sono troppo distanti e lontane per apparire reali.come distante e lontana è la sofferenza che a quelle bombe è legata.li scuote dal loro torpore cerebrale solo il timore che frammenti di quel conflitto lontano arrivino fin sotto la loro casa,nell'autobus che li porta al lavoro,dentro la loro esistenza,sottoforma di attentati.timore non mosso da sdegno,ma da egoistico spirito di sopravvivenza,logicamente.forse solo quando gli allarmi antiaerei risuoneranno lugubri nelle loro città capiranno.capiranno forse,solo quando le bombe fischieranno sopra le loro teste facendo sobbalzare i loro sederi rubicondi dai loro divani in similpelle.solo allora capiranno l'enorme dramma umano che una guerra si trascina dietro.ma,probabilmente, allora sarà ormai troppo tardi per capire.
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