Mi sento circondato e oppresso, senza
una via di fuga concreta, senza
alcuna soluzione praticabile, senza
possibilità di rispondere ai torti.
mi accorgo dal finestrino che l'aria
non esce più da me; si fa
opaca, pesante, scialba.
sbatto i nervi dentro la testa, mi ordino:
svegliati!
parlo col mio cervello mentre l'autista guarda
le curve ripide, le banchine cedevoli,
le manifestazioni della tragedia.
non torna! La strada non segue la giusta
direzione del tragitto,
qualcosa non è nel punto giusto.
accanto sento muoversi il silenzio
tra i posti vacanti e lo sporco lasciato.
accanto tocco taglienti spigoli
dove gli addetti avevano posizionato il vetro
per l'uscita d'emergenza, e anche
un martello.
non torna! Ormai sono un autobus che gira attorno
alla stessa fermata vuota e inutile,
predisposta dall'azienda, eppure
nessuno la vuole usare, nessuno
se ne serve davvero.
sento di essere vicino ad un capolinea ogni volta che sento
di essere come ciò che vedo, tocco, sento,
di essere come gli oggetti senza anima,
di essere sempre più senza anima.
non torna! Manifesto in ogni mia correzione della schiena
un continuo fastidio, una interrotta tregua
mentre le molle grattano dietro e sotto di me.
gli occhi, sempre deboli, sempre stanchi, dicono
è il cielo che si fa più caldo? Il colore
è tenero e si arrotonda in un arancio
celeste, vedo una brezza fuori, una minima
quiete.
ma il viaggio non finisce...