Se Covid mi prendesse, improvviso e rapace,
non vorrei che sciacalli si cibassero dei miele
dei miei sentimenti…
delle carni tenere dei miei sogni…
se ne pascerebbero gli ignavi
che nulla hanno mai intentato
per dare corpo alle loro idee…
se ne stavano lì, sul limitare delle ore
a spiare i miei gesti e le mie parole…
tendevano il laccio alla mia caviglia
appesantita dal lungo peregrinare….
loro sulla soglia stavano a guardare
con le tasche piene di vento
con l’occhio annebbiato dalla trave,
con un morboso desiderio nel cuore….
in quanti hanno spiato i miei passi,
in quanti si sono smarriti
sulle mie labbra lucidate di poesia
in quanti hanno anelato ad uno sguardo
che incendiasse i loro inguini di paglia e fieno….
ma se morte mi rapisse improvvisa e rapace
non vorrei che sciacalli si cibassero della mia anima
che ha conservato nonostante le stagioni
la purezza del fiocco di neve
quando si posa sul mandorlo in fiore…
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