Si, quell'essere si intravede, Esegèta, è colto, sa esattamente quel che è e ciò che potrebbe essere se solo lo volesse davvero. Mi è arrivato questo dalle tue parole, in ritmica aritmia, come quel cuore in petto.
Immagini sovrapposte, un gioco di specchi, il divario tra quel che si vorrebbe essere è quel che ci si sente di essere nella propria verità (un porco), l'inutilità delle parole e la muffa che crea una membrana odiosa ma necessaria tra quei mostri reali o immaginari che riflettiamo sugli specchi. Bellissima poesia.