Rincasa la Musa del notturno!
e queste parole sostano nello sterno,
le hai messe tu lì dentro, o Fata?
che poi, le sere mogano sfiatano sempre
mugolii intraducibili. Un filtro, o Dea?
cosa sono? Sinfonie, o colori astrusi?
ma io non sono né compositore
né pittore o scultore. Sono mentore
di silenzi; ogni mio senno è futile,
come un uomo irato fra dune renose.
o Musa, è vano mirare a commuovermi,
dunque, con le liriche degli avi frati,
con soavi cetre, o violoncelli dall'animo
lasciato, dentro un'orchestra ormai buia.
potrò solo sollazzarmi, ricercando
il suono perduto d'ogni parola impotente.
eppure tu, o Diva, continui a manipolare
questo mio futuro, facendomi incrociare
ogni fatica degna d'una lacrima gentile,
nelle sere eremite, e di stupori turiste.