discendono quelle colline
con le chiome d’ulivi
all’abbraccio di ginestre
nei seni scavati di roccia
fino ad un porto di venti
dove il mare a sera
posa barche ed affanni
di gente che non ha mai lasciato
la propria terra
ma sulla linea di traverse e binari
che ha trafitto le coste
di ferro affondato nei fianchi
della montagna
tanti sono partiti
migrando ad un altro orizzonte
ricordo
sulla distesa
ai gabbiani confusi
quei voli d’autunno
e muto
il nostro nido
*
( a Genziana e alla sua nobile terra )