Stamane ho letto "L'uomo" di Nazim Hikmet, non che l'abbia cercato: per caso, tra tante poesie mentre avevo il morale basso. Il morale può essere basso per svariati motivi, dovevo far qualcosa per alzare il morale. Così ho letto "L'uomo". Mi ha trasmesso un senso di pace, credo che Hikmet fosse un poeta tormentato con un gran senso di pace nei nuclei di ogni sua cellula.
un'immagine di completezza attraversa la poesia, noi siamo parte di un tutto e il tutto è dentro di noi, l'amico e il nemico, le macchine e gli oceani. Proprio tutto. Però c'è qualcos'altro, è una forza che stringe la gola, come se, attraversando le barriere della comprensione, il poeta stesse per soffocare.
non si può scegliere quale poesia essere, ma si può intuire il sacrificio che bisogna attraversare per comprenderne una, per berne un suo sorso, e ritornare a vivere.
oggi affronterò il giorno con questa poesia nel cuore e non la dimenticherò, sarò una persona migliore, cercando di replicare nei nuclei di ogni mia cellula quel senso di pace e anche una forza che stringe la gola, quando ogni poesia ci richiama ad un necessario sacrificio
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