PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 11/12/2020
Negli abissi più profondi,
vile mi crugiolavo.

come di mia madre il ventre,
l'oscuro mai mi negò amore e presenza.

nasco nelle tenebre.
di giorno ti trascino nel travaglio.

io, fiore della notte.
sotto al pallore d'una luna morta:

mi dischiudo donandoti,
del sinistro la sua essenza.

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i - Il Reietto

con il cuore fiero va e,
barcollando sbiascica saggezza.

dal calice tracanna il coraggio mai avuto,
continua, blatera e ingurgita.

sui gomiti, striscia quand'ecco che,
qualcuno, forse per pietà mosso,

alla spoglia alcova lo riaccompagna.

tu, Reietto, che dell'oscuro conosci la seducente voce,
parlami ancora di come il mondo si sgretola.

narrami di quanto taglienti sono i suoi cristalli,
sulla tua nuda carne.

narrami di quanto è caldo l'inferno che t'insegue,
e che dalle vene, dell'animo ti prosciuga.

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iii - Il Padre suicida.

il cappio, la lama:
una vita spezzata.

il timore, l'angoscia:
la pace mai trovata.

cosa ti spinse al vile gesto?
solo inchiostro. Parole fredde come lapidi.

moglie e figli travolti:
un uragano di domande, gli aguzzini alle porte.

tu, Padre suicida, che dell'oscuro conosci la seducente voce,
parlami di come il coraggio mai posseduto t'ha pervaso nell'estremo.

narrami di quanto stretto era il cappio che t'accompagnava,
di come la vista s'appanna quando di tutto ti sei sentito privato.

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tanto ci narrano Reietti, Meretrici e Suicidi:

una vita che corre sotto i colpi d'una frusta,
di cui il Rimorso ne è il cocchiere.

nessun bene uomo ode il loro grido disperato.
nessun Dio ode le loro suppliche.

immergo le nari tra i petali del maledetto Fiore della Notte.
come un pittore, prendo a dar forma ai loro peccati.

mai, in tanta sofferenza, mi sentii così vivo.
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La vita è anche questa, è il suo lato atroce, ma è scritta bene e le parole sembrano lame di coltelli

il 11/12/2020 alle 23:21

II - La Meretrice Magro e avvizzito il tuo corpo nudo. Sulle braccia e tra le dita, i crateri di chi fugge. Sguardo vuoto durante l'atto: lacrime amare solcano lo scarno viso. La promessa di un lieto fine, un demone che non vuoi abbandonare. Tu, Meretrice, che dell'oscuro conosci la seducente voce, parlami quanto pesa il fardello di una gioventù rubata. Narrami di quanto è caldo l'inferno che t'insegue, e che dalle vene, dell'animo ti prosciuga.

il 12/12/2020 alle 15:51

Quello sopra è il passaggio andato perduto. Ringrazio tutti per i commenti, ma come mi aspettavo, una provocazione può turbare gli animi più gentili... Il sentirsi Vivo non è necessariamente una accezione positiva. Mi sento vivo quando il dolore mi pugnala al petto, mi sento vivo quando le lacrime rigano il mio volto, mi sento vivo quando dell'amore sento il calore... Ciò che dovrebbe intimorire è la morte, il deserto che man mano di sta consumando, il nostro scrivere donandogli celestiali visioni e stati d'animo banali. il nostro struggerci, tutta la sofferenza, le lacrime, la disperazione più profonda che proviamo NON È NULLA RISPETTO ALLA MORTE INTERIORE incarnata nel Reietto, nella Meretrice e nel padre suicida. Quindi si, può scandalizzare ma nel dipingere del mondo le infamie, i dimenticati che bravi uomini schifano (persino le loro penne), mi sento vivo.

il 12/12/2020 alle 16:06

Meravigliosa poesia che, nella mia mente, ho accostato alla canzone "Sally" di Vasco Rossi.

il 14/12/2020 alle 09:33