La vita è anche questa, è il suo lato atroce, ma è scritta bene e le parole sembrano lame di coltelli
II - La Meretrice Magro e avvizzito il tuo corpo nudo. Sulle braccia e tra le dita, i crateri di chi fugge. Sguardo vuoto durante l'atto: lacrime amare solcano lo scarno viso. La promessa di un lieto fine, un demone che non vuoi abbandonare. Tu, Meretrice, che dell'oscuro conosci la seducente voce, parlami quanto pesa il fardello di una gioventù rubata. Narrami di quanto è caldo l'inferno che t'insegue, e che dalle vene, dell'animo ti prosciuga.
Quello sopra è il passaggio andato perduto. Ringrazio tutti per i commenti, ma come mi aspettavo, una provocazione può turbare gli animi più gentili... Il sentirsi Vivo non è necessariamente una accezione positiva. Mi sento vivo quando il dolore mi pugnala al petto, mi sento vivo quando le lacrime rigano il mio volto, mi sento vivo quando dell'amore sento il calore... Ciò che dovrebbe intimorire è la morte, il deserto che man mano di sta consumando, il nostro scrivere donandogli celestiali visioni e stati d'animo banali. il nostro struggerci, tutta la sofferenza, le lacrime, la disperazione più profonda che proviamo NON È NULLA RISPETTO ALLA MORTE INTERIORE incarnata nel Reietto, nella Meretrice e nel padre suicida. Quindi si, può scandalizzare ma nel dipingere del mondo le infamie, i dimenticati che bravi uomini schifano (persino le loro penne), mi sento vivo.
Meravigliosa poesia che, nella mia mente, ho accostato alla canzone "Sally" di Vasco Rossi.