Eccoci, le montagne corvine
ammutolite dalla notte.
piccole quanto l’uomo che
da noi è intimorito. E
le nubi dagli sfochi illimitati
flettono i nostri timori.
l’oceano dista pochi villaggi
accesi dall’orchestra
dei lumi gialli e albicocca.
gli esiziali in festa dentro
alle loro case antiche,
ignari dei loro terrazzi.
la saetta diramata scintilla.
e come l’inconscio è
sbigottito dall’immediato
saluto della verità,
impercettibilmente libera;
la notte è illuminata
dalle intemperie. Vigoroso,
dirompente, mortale;
ma, grazie al cielo, è qui
solo per un istante.
eccoci, lo zelo dell’essere
e del perire, di continuo.