Ascoltavamo le voci lontane,
tutte le domeniche
nel rito scaramantico.
i nostri languidi occhi
accecati dai fumi di tabacco
fissavano un punto su un foglio
ricolmo di segni e numeri.
per interminabili minuti
si viveva nell’illusione
che un’infame combinazione casuale
potesse cambiare il corso degli eventi.
urlavamo ad ogni sconfitta
e tristi ci consolavamo con un sorriso.
avevamo solo speranze
e il raro coraggio di sognare.
era questa la grande vittoria
che un padre regalava al figlio.