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Pubblicata il 21/10/2020
[...] Ahi, Fortuna tiranna, meretrice!
sempre dei mortali acerba inimica!
perché, se talvolta fai uno felice
poi lo sommergi di doglia e fatica
e pur l'abbatti sin da la radice?
l'umano patire sol te nutrica,
e i pianti e i lamenti e gli amari läi
che tu disperando all'uomini däi.

adunque grasse le tue bestie pasci
di amore, gioia, e gaudio e speme vana,
e sanza noiar pascolar le lasci,
e dolce appari, e generosa e piana,
ma poi, quando vuoi, ogni cosa sfasci,
e come madre che i suo' figli sbrana
così crudele contro noi ti abbatti,
e tristi rendi, e dal dolore matti. [...]
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tiranna si, meretrice no perchè non si fa comprare da nessuno...La dea fortuna era venerata dai romani, forse perchè ne avevano paura, il suo vero nome è Necessità, la divinità più oscura per noi mortali...a parte la lezioncina mi è piaciuta, il linguaggio trasmette anche pathos, a dimostrazione che in poesia le parole non sono tutto, o sono molto, se dietro c'è qualcosa di sentito

il 21/10/2020 alle 21:10

@arturo grazie della precisazione, a questo dettaglio in effetti non avevo pensato! Ho inteso il termine meretrice nel senso di donna peccatrice e lasciva, non di prostituta a pieno titolo, che dunque si concede a tanti uomini e tutti li abbandona quando se ne stufa. Diciamo che questo è il pensiero di un personaggio particolarmente frustrato, e poi mi occorreva la rima in "ice" per forza di cose XD

il 22/10/2020 alle 16:13