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Pubblicata il 14/10/2020
O mia diva, o mio divin splendore,
già mai non ebbe su nel Paradiso
nociuto all'agnoli un più dolze viso
di quel che ora me strugge pien d'ardore.

orsù, speranza mia, se per tuo onore
vuo' tu ch'io pera e cada estinto e occiso,
ch'abbia almeno il favor d'un tuo sorriso
e, pria che vada, un pegno del tuo amore.

se pur me par trovare refrigerio
talvolta inver, da la soave pena,
nuovo m'arde di te lo desiderio,

e viene Amor, che strigne la cadena,
sì me reduce docile al suo imperio
e a te sola, mio fior, fidel mi mena.
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Bellissimo sonetto pieno d'ardore e ammirazione e di piacevolissima lettura. Molto piaciuto

il 14/10/2020 alle 14:09

...Bella, anzi bellissima...tutte le tue mi piacciono perché quel poetare antico mi affascina...

il 14/10/2020 alle 18:45

grazie a entrambi!

il 14/10/2020 alle 20:04