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Pubblicata il 01/10/2020
in un paesino del Tarantino, in agro di Faggiano, sorgeva una piccola masseria, luogo deputato a custodire il gregge delle capre e a lavorare artigianalmente i prodotti del latte che queste producevano.

massaro Cosimo aveva una cinquantina di caprette e le portava a pascolare nelle grandi radure di terra incolta che circondavano la sua masseria. Le portava lungo le stradine di campagna dove c’era un traffico più limitato, e le faceva passeggiare allegramente, alla ricerca delle ghiottonerie che si trovavano lungo il cammino.

il fedele cane “Pizzichicchio” seguiva tutto il gregge, lo ordinava, lo richiamava, lo manteneva compatto, con un modo di abbaiare che non ammetteva disubbidienze. Se, se ne presentava il caso, faceva festa anche lui con un abbaiare festoso, ad esempio quando incontravano durante il pascolo animali speciali come volpi, ricci e qualche gatto randagio.

massaro Cosimo era un anziano ancora tanto arzillo che non si stancava di percorrere a piedi kilometri e kilometri di strada al giorno.
a volte si allontanava di parecchio dall’ovile e, al tramonto, con i sole che gli abbagliava gli occhi, sentiva il peso di tutto quel peregrinare.

qualche volta nonno Cosimo portava con sé il nipotino Angelo a pascolare le capre, specie nei giorni estivi, quando la scuola era chiusa. Ad Angelo piaceva fare questa vita nomade insieme al nonno; lui precedeva il gregge insieme al cane Pizzichicchio alla ricerca della strada migliore da percorrere, in modo che ci fosse più possibilità di trovare un buon pascolo. Era una bella vacanza per Angelo portare il gregge del nonno, stare a contatto con la natura e con quelle belle caprette che il nonno gli aveva insegnato a riconoscere ed a chiamare per nome ad una ad una.

un brutto giorno il nonno di Angelo non tornò a casa. Con il sopraggiungere della sera il gregge rientrò accompagnato da Pizzichicchio, ma non dal nonno. Allarmati del fatto di non vederlo rientrare, i familiari, la moglie, il figlio e il nipote, messo al sicuro il gregge nell’ovile, si misero alla ricerca del nonno Cosimo con l’aiuto di Angelo che conosceva i percorsi solitamente battuti dal nonno con il suo gregge. Dopo aver percorso alcuni chilometri lo trovarono riverso per terra in fin di vita.

superato lo sgomento della perdita del nonno il giovanissimo Angelo sentì imperioso il dovere di occuparsi lui del gregge. Una sera con fare solenne comunicò alla nonna e ai genitori il suo desiderio e il suo dovere di intraprendere l’attività pastorizia che era stata del nonno. La sua richiesta fu tanto accorata che la famiglia non potè che accettare.

da quel momento Angelo divenne a tutti gli effetti pastore. Chi lo incontrava lungo il cammino sui tratturi delle campagne lo indicava, data la sua giovane età, con l’appellativo di “lu massarieddu”.

alcune sere Angelo rientrava con molto ritardo. La nonna e i suoi genitori per i primi tempi non ci fecero caso, ma un giorno decisero di chiedergli a cosa fosse dovuto questo ritardo. Lo assillarono di domande, chiedendogli se avesse cambiato percorso, se avesse trovato qualche distrazione lungo la strada, se avesse difficoltà a trovare la strada del ritorno…

niente di tutto questo.

erano così insistenti, così preoccupati, così dubbiosi i familiari del “massarieddu”, che per fugare ogni sospetto, ogni dubbio, ogni ansia Angelo dovette confessare il motivo dei suoi ritardi.

quando rientrava più tardi all’ovile con le capre, lui deviava un po’ dal suo percorso e sostava una mezz’ora lungo il muro di cinta del cimitero dove era sepolto il nonno. Angelo portava il gregge dal nonno per fargli omaggio di un ricordo, per fargli visita, per fargli vedere il gregge che lui tanto amava.

appresa questa notizia tutti si strinsero in un grande abbraccio di commozione e di gioia.
anche Pizzichicchio si unì a loro abbaiando festosamente.
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Dedicata ai nonni del Sito.

il 01/10/2020 alle 21:42

Angelo avrebbe potuto fermarsi a parlare col nonno, mentre pascolava le capre.. Sembra una storia ripresa più che raccontata. Grazie della dedica. Apprezzabile gesto di Angelo, che ogni nonno si augura. Ciao Anna. Il romanzo non esclude la poesia.

il 02/10/2020 alle 14:00

Grazie Vir, grazie Mitri, posso solo dirvi che ciò che ho raccontato in breve è una Storia Vera.

il 02/10/2020 alle 15:42

Quanto al massarieddu, oggi è più o meno un trentenne, speriamo che abbia conservato il cuore bello della sua adolescenza … anche se avesse cambiato mestiere.

il 02/10/2020 alle 16:42