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Pubblicata il 30/09/2020
"Quando pronuncerai
il mio nome
tutto svanirà
e non rimarrà più niente.
anche la più piccola lacrima
che cadrà a terra
potrà essere
di un rumore assordante
dopo che avrai detto
il mio nome.
ti prego,
devi dire il mio nome,
così potremmo vivere
nell'assoluta sinfonia
che governa l'universo.
dillo!
solo a te voglio
dare questo dono
che ha un sapore di amore,
di completa armonia
e di infinita bellezza.
quando lo dirai
poi non potrai dire più nulla,
perché è una parola
che oscura tutte le altre,
che non ti lascia sola
ma non sentirai niente
se non solo lo sfumare
del mio nome che man mano
andrà via...e poi il nulla.
quando sarai pronta
nel dire il mio nome
fallo...
ma non potrai tornare indietro,
rimarrà solo il guardarci
negli occhi e poi sparire
da noi stessi.
dai, chiamami..."

lei:
"Silenzio".
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Piace anche a me, ma ho qualche riserva sullo sviluppo e sulla chiusa. Sì che la chiusa chiarisce il senso della poesia, ma quel discorso diretto invocazione-risposta mi sembra che abbassi la tensione del contenuto espresso (parere personalissimo eh?).

il 30/09/2020 alle 09:56