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Pubblicata il 29/09/2020
Acque dei mari, dei fiumi, dei torrenti

venite a me,

l’emiciclo del mio abbraccio

sarà la vostra baia infinita

dove torneranno Messapi a sostare;

sulle vostre sabbie bianche

cavalcheranno Dioscuri.

danzeranno fanciulle al suono delle vostre onde.

lontane sirene tenderanno trappole

all’agguato delle murene

e i gabbiani stenderanno lini

per l’amplesso degli amanti.

mare, mare, con occhi di salsedine

mi scruti dentro.

la tua voce è quella del marinaio

che a sera chiama per nome velieri senza padrone,

quando s’imbeve di luna il sarago argentato

e l’ultimo ombrellone abbandonato

giace riverso immemore di sole.

un granchio affamato rotola verso la sua tana

briciole di cielo cadute

dalle mani di una donna azzurra,

e poco lontano un uomo

affonda lo sguardo opalescente

lì dove si perde l’ultimo pensiero.

mare, che a sera custodisci nostalgie di naviganti,

le tue anse racchiudono paure di naufraghi,

che le albe dissolvono in polline di luce.

la mia anima ambisce tesori di fondali

e nelle notti agostane anela vendemmiare

i grappoli porpora dei tuoi coralli.

invece sono qui, attraccata ad un molo

dimenticato dal tempo,

mentre mi illudo, con mani d’amore,

di riportare alla vita la fossile conchiglia.
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Possente cattedrale: conchiglia, per niente fossile. Ciao.

il 30/09/2020 alle 09:28

Nelle tue corde, e sempre più nelle mie, con espressioni come " ...quando s’imbeve di luna il sarago argentato.." non può che attrarmi nella lettura.

il 30/09/2020 alle 10:04

Grazie Mitri, per la cattedrale!

il 30/09/2020 alle 20:31

Eriot, sai cogliere sempre le immagini più belle. Grazie di cuore.

il 30/09/2020 alle 20:32