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Pubblicata il 30/08/2020
'U sennu stamu piddennu 'u sennu
ti ni stai accuggennu unni stamu jennu a finiri
'ccu stu munnu ca sta 'mpazzennu.

Luceunu 'i stiddi dda
luntanu supra 'u mari
li cosi cari parunu cchiù beddi...

Hic et nunc/
non habeo dispositionem mentis/
latus mundi insanus est....

(Qui e ora/
non ho la giusta disposizione mentale/
il mondo è pieno della sua follia....)
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dopo molte letture su ph in questi ultimi mesi non trovo le parole adatte. Cito pertanto, non integralmente, la canzone "'U Cuntu" di F. Battiato, è quella che forse esprime meglio il mio stato d'animo. Se dal buio filtra prima o poi una luce allora andiamo a cercarcela tra stelle che si specchiano sul mare.
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Mette i brividi quella canzone.

il 01/09/2020 alle 10:04

Si andrà a finire (attraverso l'incubo dell'organizzato, del controllo assoluto, del computer a scandire il battito) verso la perdita della libera scelta, verso l'impossibilità a lasciare i sentieri tracciati per godere dell'erba attorno ai piedi. Ma ci sono esseri umani, per pochi che siano, che non si lasceranno omologare. Anche solo attraverso le parole di una canzone, di una poesia, le immagini dipinte o l'abnegazione pura nello svolgere il proprio lavoro, terranno testa a quegli artifici intellettuali che affossano la semplicità delle cose care. E chissà che U sennu non possa tornare a riemergere dalla follia.

il 02/09/2020 alle 15:42

Credo che il testo denunci una perdita dell'etica collettiva con tutti gli effetti che ne conseguono. La morte, intesa come punto di default e rigenerazione, potrebbe livellare e riproporre, nel tempo, un nuovo livello di coscienza, ma la sua assenza (addormentata in un angolo non si voleva risvegliare) lascia intendere come il sonno della ragione sopravanzi ogni tentativo di ritorno ad una umanità con la U maiuscola.

il 03/09/2020 alle 11:28