Avverto la sofferenza della terra
nella crepa polverosa che si spacca
nella foglia gialla che all’apice si stacca
nell’erba come paglia rasoterra
il cane fiacco che penzola la testa
con la lingua asciutta tra gli aguzzi denti
non guaisce neanche ai torridi venti
ma prono s’allunga all’ombra mesta
solo la cicala col suo monotono frinire
sembra sopportare bene quest’arsura
ogni altro essere soccombe alla calura
e anela alla sera che tarda ahimè a venire
passano lente le ore più infuocate
l’albero gigante abbassa le sue chiome
come Atlante resiste cupo alle torme
del caldo che lo opprime in questa estate
ripenso in queste ore al freddo inverno
al gelo che contrasto col cappotto
quando la terra spoglia dorme sotto
al bianco manto il suo profondo sonno.
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