A duecentodieci all'ora, la pioggia
scrive scie effimere sui finestrini
che scorrono, oblique, per i vetri:
dicono che corriamo sì veloci
come mai sulla terra han fatto prima;
affascinante contachilometri,
sbava i contorni del panorama
come le lacrime di un poeta triste
sulle righe di una lettera d'amore.