Inciampo sugli scalini
del tuo nome,
su qualche F,
qualche C,
qualche S,
chiedendomi perché non è mai stato
quel ch’è stato.
Chi mi ridarà gli anni
che prigionia erano
per l’anima mia,
mentre eri parte atroce di me?
eppure,
dopo averti fatto male
per vendicare la fanciulla
che trovai in lacrime
davanti ad un cancello
chiuso per sempre,
ti auguro
ogni onesto e sudato bene,
ma la vendetta consumata
nulla c’entra col sincero augurio,
poiché il male che tu hai fatto
non ha stime.
però certo è che
libera è l’anima
dal marchio del tuo ricordo.
cassandra
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