I fiori di mia madre
lucevano al mattino
freddo chiaro
dei Nebrodi
isola nell’isola,
ripetevano i gesti
le mani di mia madre
allevando l’amore
nell’incoltivabile
foglia del dolore.
domestico e minuto
adattabile e sconosciuto
ero chi non c’ero
ero chi c’era stato
ero chi poteva essere
ancora.
ero nei fiori
ero nell’acqua
che cadeva precisa
ero nell’aria
tersa e luminosa
di montagne che abbracciano.
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