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Pubblicata il 24/05/2020
La notte è la mia acerrima nemica,
il suo morso vigliacco mi inocula
il veleno mortale dell'insonnia,
contro cui l'unica cura rimane
coprirsi bene ed uscire sul patio
a ballare una tarantella muta
che non agita il corpo, ma l'anima
alla vista del cielo stellato
di Borgogna, diadema prezioso
e freddissimo, sulla testa di Dio:
quale orologiaio avrebbe mai potuto
inventare un meccanismo sì perfetto
e del tutto proibito alla vista,
capace di tenere separate
le orbite preziose dei gioielli
delle immense galassie e delle stelle,
dei miliardi di miliardi di pianeti
sopra uno dei quali certo vive
un'aliena, che guarda su nel cielo
ed è preda dello stesso incanto,
devastante, che riempie l'anima
e paralizza in un istante il corpo,
senza sapere che a parsec di distanza
qualcuno ama i suoi capelli d'oro
e i suoi occhi verdi di smeraldo
e che, quando i nostri corpi antichi
non potranno più ospitar la vita,
noi correremo nello spazio-tempo
l'un verso l'altro, per abbracciarci
e piantarci le unghie nella schiena
dietro Rigel o dietro Betelgeuse,
e capiremo la grandezza immane
del meccanismo fantasma delle stelle.
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