Taj Mahal ( Dono d’amore )
smaltato l’azzurro
puro lapislazzulo cozzava contro l’assoluto nitore del marmo
dalle cupole d'oro l’occhio abbagliava
in un segnale mai dato d’un tratto
a cangiarsi in rosa
piume di fenicottero dal giro sottile del vento cadute a sfumare
quel da Lei mai visto tramonto,
disfatta l’immaginai, inconsapevole del dono
forse putrida formare rosse pozzanghere
ora che il vento s’alzava a incupire lo scintillìo delle fontane.
arteria sanguigna nello scorrere del verde intatto
dai profumi dei prati e dei boschi fioriti
ricadere in pulviscolo scarlatto
ebbi
un istante, negli occhi i suoi fianchi rotondi
la nudità della spalla
mi si parò davanti risorta dal grembo scuro della terra
col sorriso appuntato di diamante appena un’ora fa
e incastonato il rubino nell’osso occipitale.
amore
forse, ti permise di tornare
di balzo in balzo scolpita, arricciata nell’aria
sospesa,
riprendevi quello che era tuo e non avevi visto mai
in attenta memoria dal magico mondo della tigre e della pantera
richiusi i grandi occhi come intatto fiore, nel mondo d’altra vita
ritornavi.
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immersa nei profumi del giardino immenso e nella magia del tramonto sul fiume Yamuna immaginai Mumtaz Begum Mahal emergere sangue dalle fontane e riprendere per qualche ora il suo aspetto umano per poter così giore del dono post-mortem fattole dell'amato sposo Shāh Jahān
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