prologo
cos'è che ci restituisce un'identità, quando un paio di oceani ci dividono da casa nostra?
a quali istanze o simboli si anela, nell'approssimarsi del ritorno?
nulla di epico, a volte, un gusto o un raggio: io, sbiadito epigono d'altri vaganti guitti, dalla mia nautica dimora scrutavo l'orizzonte impaziente di scorgere, issato per me, il nostrale vessillo di Gianduja...
.
venti di luce, nuovo mutamento
libera azione delle parti
guizzi di argenteo trasmigrare - natura o segni
dall'oltremondo chiare vie indicanti?
c'inquieta il fosso, l'impaziente pioggia
già ne sorbimmo astuta l'ombra immuni
silente pre-destino mostra un'innocenza
debole e santa, oltre l'incauto ormeggio
così, come nel tempo che non vidi
ci attendono frementi le cioccolanti forme
nelle patrie taverne savoiarde
con i roventi intingoli odorosi
io adesso torno - infine - a un non so che adorato
radici di provincia in corpo errante
adesso, io, mi amo
e qui mi rappresento
come raggiante stella
d'algida notte - fiamma e panacea.