Rammento un anziana mendicante,
trascinarsi penosamente
lungo le strade del mio quartiere,
con passi trafelati,
sotto il peso incessante
dei suoi poveri averi,
al tempo in cui ancora
potevo sentire
gli occhi di mia madre
intenerirsi sul mio volto.

Ricordo il tuffo al cuore,
quando,
complice la distanza,
mi colpiva una certa somiglianza
tra le due vecchine,
e lo strazio,
anche solo di immaginare
lo sguardo di mia madre,
abbandonata,
priva di risorse e sostegno,
nei miei occhi,
carico di rimprovero e speranza.

Col tempo mi sorprese della mendicante
la ingenua astuzia nell' accattonaggio,
abbandonata la fronte al muro,
gli occhi velati dal braccio tremante,
fingendo maldestramente
il pianto e la disperazione
che non avrebbe avuto
alcun bisogno di simulare,
se il lungo calvario patito
non le avesse pietrificato
la sofferenza nell' anima,
lanciava scopertamente
occhiate a destra e a sinistra,
in attesa di qualcuno,
il quale, impietosito,
le offrisse conforto materiale.

Soltanto ora che mia madre
è una nuvola dorata nel vento
ho notato la sparizione della mendicante,
di cui ignoro il destino,
ora che vorrei poterla rivedere,
offrirle un oblazione,
essere gentile con lei,
dirle che non importa,
che il suo stratagemma
non le reca certo disonore,
nelle tristi condizioni in cui consuma,
quel che resta della propria vita,
magari pregare per lei,
nella Cattedrale di Nostra Signora dell' Ipocrisia.

Ma è giusto così,
che mi sia preclusa
la possibilità a buon mercato,
di apparire ai miei occhi,
e magari a quelli altrui,
un uomo generoso,
un uomo sensibile,
tanto la parte di me,
che non mi è amica,
strapperebbe la mia maschera
intimamente e pubblicamente,
rivelando che non sono
quello che vorrei spacciare
a me stesso e al mondo,
perchè anche io
sono un impostore,
oltretutto privo di attenuanti.