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Pubblicata il 11/03/2020
L’aspetto paradossale e al contempo tragico dell’esistenza è proprio questo continuo subire il divenire in trasformazione, questo attraversare con indolenza diverse fasi di una stessa vita o diverse vite di una stessa fase senza disconoscerle, senza perdersi nell’addio o nello smarrimento ma ritrovarsi e riconoscersi sempre diversi nell’uguale o uguali nel diverso affrontando la scomparsa di quel che credevamo eterno pur nella sua piccola e mortale eternità e al contempo facendosi trovare preparati alla comparsa del nuovo, alla scoperta, fino ad affrontare le novità senza dimenticare o disconoscere il vecchio, senza mai permettere al sentimento di nostalgia o malinconia che pervade la fine di azzerare la speranza, sfidando quel sentimento di perdita per non uccidere il sogno e la fede, doni ereditati dall’infanzia e poter essere carichi di aspettative e desideri. Chi siamo o meglio quanti siamo in quest’io ove l’io pretende di riconoscersi per poi disconoscersi e di disconoscersi per poi riconoscersi nuovamente; chi è questa moltitudine racchiusa nell’io, chi sono i tanti che si vengono a sommare o a contrapporre coesistendo insieme? Chi sono io e chi non sono nei diversi giorni di una vita e in che modo i diversi incontri di una vita decidono chi io sia, nella somma finale dei coesistenti?
perché essere vuol dire accettare la perdita, il cambiamento con l’adattabilità che caratterizza la specie vincente, poiché dalla perdita si può ripartire per ritrovarsi più forti di prima; ma essere vuol dire nascere e morire per poi rinascere in una consapevolezza via via aumentata, arricchita.
essere consapevoli in questo grado di consapevolezza dilatata, rende tutto più chiaro, e quel che non era più riconoscibile in quel che è divenuto può essere d’improvviso riconosciuto come costituente da sempre il nostro essere, se solo ci dessimo una possibilità di evolvere e capire introspettivamente, abbandonando la paura della paura, mettendola da parte e vivendo quest’ultima come occasione di crescita.
che sia questa dunque la sfida ultima: accettare non più passivi la nostra identità in evoluzione, terremotata da eventi tellurici, dal dolore, dai cambiamenti subiti ma vivere il trascorrere, il divenire senza tregua e senza pietà non permettendo allo scoramento di averla vinta, sempre tesi ad un continuo sforzo per riconoscerci irriconoscibili e al contempo non riconoscerci riconducibili alla labile riconoscibilità poiché nell’essere uguali e diversi noi siamo individui capaci di discernimento e cambiamento con l’onestà intellettuale ed emotiva auspicabili di uomini consapevoli.
che sia dunque questa attitudine al vero, senza infingimenti o tentativi edulcoranti, con la folle pretesa di accettare l’evoluzione del divenire con lucidità, con l’intento non meno importante di continuare ad accettarsi così come si è, seppure dovessimo sorprenderci a ritrovarci cambiati: nudi, vulnerabili, fragili quali sono gli individui che non hanno mai permesso alla vita di sopprimere lo sguardo bambino, colmo di speranza e di attesa, perché solo facendo incontrare il bambino e il vecchio presenti in ciascuno di noi, noi potremmo dire di non aver vissuto invano.
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Evolvere credo sia un possibilità che non possiamo darci. Dobbiamo solo vivere da uomini. Da meditare, da rileggere. Ciao. Ora è il momento propizio.

il 11/03/2020 alle 10:51

Ho trovato dei punti contatto col mio pensiero ma attualmente non ho la mente abbastanza lucida per penetrare a fondo in questa elucubrazione e trarne dei confronti con le mie tesi. Rimanderò tutto ad una più completa lettura quando la mia salute sarà migliore. Comunque complimenti.

il 11/03/2020 alle 14:11

Non ci si bagna due volte nello stesso fiume(Eraclito)...Ora un conto è constatarlo( e già è difficile) un altro "divenire"il fiume, in sostanza perdere-non perdere( o se preferisci sublimare) il proprio io…..penso tu dica questo, e se è così sono completamente d'accordo con te

il 11/03/2020 alle 15:15

"( Pirandello"...uno nessuno e...centomila ) Sapersi adattare agli eventi che la vita ci può imporre ma ,non rinnegando mai di essere se stessi...per restare eterni vecchi- bambini carichi ancora di tante fantasie.....iIl tuo è un trattato di vera e profonda psicologia su cui molti dovrebbero soffermarsi a leggere e...meditare.

il 11/03/2020 alle 19:05