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Pubblicata il 24/02/2020
singulto immondo nel mio cielo di cobalto
un sorso sforzo per redimermi dal vento
che spaesato
mi ha causato una frattura
nella mina
singulto smalto sul mio petto di rimpianto
un colpo torto per strapparmi dal silenzio
che ferrato
mi ha tramato una tortura
nella rima
sono stata sverniciata
da una carezza impallidita
ora muta
rido sguaiata
nella stanza ormai sbiadita
sono stata incorniciata
sono tela ormai strappata
ma che ci faccio
sulle mura sgretolate
di questo museo
dismesso?
non ho chiuso occhio
non mi appendo
io che casco solo su
me stesso
tenda di ferro
braccio di lenzuolo
io mi coccolo da solo
e non mi basto

poi sospiro
mi riprendo
e provo il volo

non ho ali
spero di non frantumarmi al suolo
spero che mi accolga
che mi sbocci il sottosuolo
non sono pronto
spegni il tuono

senti il tono?
è così pacato
perché ho già vissuto
nel lampo micidiale di un boato
tiepidissimo
singulto immateriale
e poi il tuo volto
singhiozzo le parole
sul tuo specchio
di tramonto che son occhi
fragilissimi
finissimi spiragli di luce
mi regali
a mani aperte
e quel volto-serpe
che mi tormenta
i sogni
stavolta è inerme
perché quel verme
non mi mangia più
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