Ti sto scrivendo nel silenzio,
sopra un tavolo di vetro,
ti sto raccontando la mia storia
vecchia, logora e prepotente.
il dolore no,
non potrai sentirlo intero,
parole che lo traducono
non esistono ancora.
È quello che invade
il percorso del mio sangue
accellerandone il flusso,
cambiandone il colore.
È quello che stringe le tempie
in una morsa articolata,
che pressa il cranio
fino a lesionare l'osso.
È quello che mi sveglia all'alba
e mi accompagna al tramonto,
che si bagna con la pioggia
e non si riscalda col sole.
È quello che mi hai lasciato tu,
dopo una notte d'amore
tra lenzuola profumate
e mi hai detto "non posso".
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