Ti ho vista,
completamente avvolta
in un lenzuolo bianco,
simile ad una piccola suora,
pallida e inerme,
e infine rigida e gelida,
come una pietra d'inverno,
nella tua ultima dimora terrena,
coccolata da due pupazzetti felini,
simulacro dei gatti
che tanto amasti in vita,
quasi al punto di animarli
del tuo stesso spirito,
liberando essi,
nel loro candore,
i pensieri che noi logoriamo
nella dissimulazione,
la gioia semplice e pura,
che non scalfisce i nostri cuori.
Come una reliquia,
custodisco l'immagine di una gatta,
che, con tenerezza infinita,
stringe a se il proprio cucciolo,
il cui musetto palesa
il benessere e la gioia più intensi
che io abbia mai immaginato,
stiracchiandosi appena,
mentre entrambi strizzano gli occhi,
ed io mi specchio nella loro felicità,
riflettendo per un attimo
il mio volto e quello di mia madre,
di cui non rammento ricordo più vivido.
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