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Pubblicata il 01/03/2003
Questa stanza
è abisso,
e grandine.
Un lampo ogni tanto,
pochi istanti di luce.
Poi
tenebra.
Quello che ho scritto
incubo,
dolore,
cuore in gola,
chi ho amato
una moglie forse,
un figlio,
ormai
tutto si confonde
nulla esiste più
e forse
non è mai esistito
è stato acqua,
delirio,
vento.
Steso
su questo saccone
agito le mani.
Passano
ombre sui muri:
sono io
sono io che me ne vado.
I cani della notte
sono sulle mie tracce:
è ghiaccio,
è tempesta, è turbine,
è morte.

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è straordinario testamento dell'anima...una struggente presa di coscienza nell'istante ultimo...la vita e i pensieri viaggiono in un lampo e romba il tuono dei rimpianti...bellissima...un bacio cri

il 01/03/2003 alle 23:05

Ho amato molto Emilio Praga, forse l'unica voce autenticamente originale dell'800 letterario italiano e questa poesia è nata dopo avere letto il racconto della sua morte, fatto dal fratello ( l'unica persona che non lo abbiaabbandonto ) all' editore Leone Fortis. Ti ringrazio per le belle parole di commento. Un bacione.
Michele

il 02/03/2003 alle 14:13

"Questa stanza
è abisso,
e grandine.
Un lampo ogni tanto,
pochi istanti di luce..."
Inizia così questa tua formidabile lirica, Michele, che poi distende il pensiero agonizzante di E. Praga in un vortichio aspro e delicatissimo di moti, di evocazioni, di dubbi, di angoscie... Una meraviglia tanta incisiva capacità di esplorazione immaginifica che si traduce in espressione lirica, la tua, di felice ispirazione e resa. Complimenti sinceri!
Max

il 03/03/2003 alle 21:43

Non posso che ringraziarti, Max, per lo splendido commento. Per il resto posso dirti che, al di la delle " letture obbligatorie " in uso presso i nostri licei, ho sempre apprezzato Emilio Praga e questa poesia è nata dopo aver letto il racconto della sua morte fatto dal fratello ( l'unico che non lo abbia abbandonato )all' editore Leone Fortis. Grazie ancora per le bellissime parole. Un saluto.
Michele

il 04/03/2003 alle 17:53