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Pubblicata il 15/12/2019
-Qualora fosse inquietudine
d’infantile pegno o vecchio affanno
ora appare un lamento dissolto,
la gabbia rampante a fiato corto
lentamente calma e sciama
rugiadosa lena in dissolvimento.
-Grama la terra s’ostina letargo
fin sulla lingua del demiurgo
con parole ora d’eco silente
ora borbottio diffuso e stridente.
-La luna dipinge occhi di secoli
complice devota, immersa in rigoli
di pianto, estrae dai sogni rughe
a suo piacimento incise d’eterno.
-Il dolore guarda e bara il tempo
raggelandone lo sguardo,
sembra un ponte errante,
silente, l’ultimo istante
avvinto al contatto come d’incanto
in quel suo soffocante impeto
al fine d’errare in memoria distratto.
-Una candela bianca rischiara l’algia,
trama infinita bellezza in poesia
dialoga tra sé e sé in punta d’ala,
e candida, infinita, taciuta, s’eleva sola.
-Io ne assaporo la magnifica tristezza
come lago caldo esalante dolcezza .
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