Ieri, Palermo è stata la capitale dell'abbuffata di arancine. Complice Santa Lucia. Alla carne, al burro, alle melanzane, al pescespada, alla zucca, al cioccolato, la tirolese, un tripudio di gustose e meravigliose palle. Un palermitano doc ne devrebbe mangiare almeno dieci con buona pace del suo apparato digerente. Guai a chiamarli arancini...Il costo medio è di soli due euro e in città non si vede altro che gente intenta a comprare le deliziose ma pesanti sfere dorate.
a dirla tutta, il 13 dicembre si consuma anche la dolcissima cuccìa, un impasto di frumento, ricotta, frutta candita e scaglie di cioccolato. Nella mia piccola città dell'entroterra si è soliti preparare la cuccìa secondo una ricetta più povera, meno dolce, si tratta di una zuppa di frumento e ceci che non ha nulla a che vedere con la golosa cuccìa palermitana. Il palermitano è una buona forchetta ma nel giorno di Santa Lucia si trasforma in una macchina mangia arancine e cuccìa. Oggi Santa Lucia domani santa acidità, il consiglio è tenere almeno un chilo di bicarbonato a portata di stomaco.
nel lontano gennaio 1763, una terribile carestia nell'isola. Poi l'arrivo "miracoloso" nel porto di Siracusa di alcuni vascelli carichi di grano. La guarigione di alcuni problemi agli occhi del comandante. L'abbuffata del popolo siciliano con una semplice zuppa di grano e legumi. Nasce il rito della cuccìa. Bisogna mangiare a più non posso, fino a scoppiare, per esorcizzare lo spettro della carestia.
mi vergogno un po', ebbene lo confesso, ne ho mangiato solo una di arancina, bruciori di stomaco e bicarbonato inclusi nel prezzo!
- Attualmente 3.66667/5 meriti.
3,7/5 meriti (3 voti)