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Pubblicata il 04/12/2019
immerso nella natura,
si muoveva nella natura,
nell'incedere
per lunghe distanze,
nell'incedere
guidato da un folle
appetito.

la fame insaziabile,
di riprodurre la natura,
la fame insaziabile
da nutrire
con nuova ispirazione,
da riprodurre,
sottoforma di dipinti,
da riprodurre
sotto forma di schizzi.

tele sulla schiena,
una borsa a tracollo,
capello di paglia,
giallo sulla testa.

fermava d'improvviso
il suo cammino
perché rapito,
da qualche colore,
da qualche luce,
da qualche intensità,
da qualche particolare,
da qualche forma.

gli comunicavano
un mistero da svelare,
un mistero da dipanare,
per il genere umano.
dava sfogo,
alla sua fantasia
aliena nell'arte,
l'unica cosa che,
lo faceva,
sentire degno
di camminare
su questo paradiso
terrestre,
l'unica cosa che,
dava uno scopo
alla sua vita,
d'inferno.

giallo era il capello,
di paglia sulla testa,
giallo era il suo colore,
preferito,
il colore predominante,
la sua firma d'artista,
il suo stile unico,
che lo identificava,
tra tante firme artistiche,
tra tanti stili diversi.

agli abitanti
che risiedevano
nelle vicinanze,
non piaceva,
troppo strano,
troppo pazzo,
troppo anarchico,
per questo era
per la maggior parte,
del tempo,
della vita un uomo,
solo.

la solitudine,
la solitudine,
come una malattia
lo ha lacerato
nel profondo dell'anima
lo ha lacerato
facendogli raggiungere,
vette di follia
sempre più alte,
vette di follia,
sempre più folli,
facendolo rinchiudere,
per pazzia.

sempre più lontano
da ciò che lo circondava
sempre più lontano
dalla realtà,
ma fino alla fine,
ha dipinto,
ha espletato la sua,
missione,
anche rinchiuso,
la fame
non ha mai smesso,
di bramare nuova,
ispirazione.
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