Fermatevi uccelli, che i vostri colori io veda.
Scendete dai monti caprili ed equidi
a mostrare i lisci mantelli striati
di rosso con bruno, del bello archetipi.
E l’alba e l’occaso tingano lievi
dorate nuvaglie di morbidi intrecci.
Varianze infinite, che gioia e ristoro
concedano ai nostri cuori di pietra.
Infine tu, Natura Madre, scuoti le vesti,
che scenda a noi la neve del tempo
su cui lasciare orme del viaggio
fino alla fine del nostro Universo.
Sapremo, allora, dei salici il pianto,
di forre e deserti l’intima voce,
saranno comprese la vita e la morte
come armonie serafiche e dolci.
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