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Utente eliminato
Pubblicata il 07/11/2019
.Sissi,
micetta tigrata zoppetta,
ancor più piena di grazia,
tenerissima nella postura,
nella reverenza sull'arto offeso,
implorante il desinare
con melodioso struggente miagolio,
incantesimo che infrange il silenzio,
e ancor più
della voce delle creature
intenerisce il cuore.

.Spesso affettuosa,
anche a stomaco pieno,
talora languida e inquieta
di impenetrabili pensieri,
sempre in disparte da tribù
di ribaldi gatti bianchi,
predoni con destrezza del tuo pasto,
malgrado la mia goffa protezione.

.Al mio apparire,
le braccia cariche di piatti felini,
una vivente gattesca marea
postulante ai miei piedi,
solo i tuoi remoti occhi,
verdi come il mare,
fissi nelle mie pupille,
eretta e orgogliosa principessa,
muta e imperiosa,
cosicché,
un vago giorno,
dolcemente scaturì dalle mie labbra
il seducente suono "Sissi".

.Senza immaginarlo mi innamorai
delle coccole gioiose rotolanti sull'erba,
accarezzate dal tiepido sole di Primavera,
dell'aristocratica leggiadria
illesa da ogni superbia,
e, nei giorni freddi e piovosi,
penetrava l'umidità
nelle ossa fino al cuore,
al pensiero della mia Principessa
fradicia e tremante,
tantoché giurai di adottarti e amarti
per tutta la vita.

.Rammenti l'azzurro giorno
che ti accolsi nella mia casa,
ricca di letti, divani, poltrone,
su cui librarsi leggera
e poltrire beata,
e mille nascondigli
da cui beffarsi birichina
di questo rozzo orso
dalle cui enormi zampe
piluccavi il cibo ?

.Incrociasti per l'ultima volta
l'unica quieta,
candida gattina,
di cui teneramente a lungo
tolleravi la compagnia,
"Sissi saluta la tua amichetta,
perché non vi vedete più !",
mormorai,
e ignoro
se la stessa vaga malinconica commozione
s'impossessasse anche del tuo spirito,
quasi oscuro presagio
della vanità dei miei dolci sogni.

.Breve fu la nostra vita felice,
prima che l'oscuro morbo
che corrode i tessuti
crescesse maligno dentro di te,
interminabile il lento calvario,
forse in virtù della qualità
delle cure di cui non seppi privarti,
spesso negate agli stessi esseri umani,
benché nel mio vile egoismo
non seppi avvolgerti e coccolarti
di tutto l'amore solennemente giurato,
depresso e intristito
dall'evidenza della tua sofferenza,
dall'agonia del tuo sole,
dallo strazio della creaturina,
un tempo scintillante di vitalità,
per ore immobile sotto il termosifone,
o teneramente avvolta
nella lana dei miei maglioni,
da cui appena spuntava,
penosa,
l'estremità del musetto sparuto e rassegnato.

.Ora che mi hai lasciato,
come tante persone care,
sento il peso
della debolezza e della vigliaccheria,
davanti alla tua immagine
leggo nei grandi occhi
perplessità e aspettativa,
più che muto rimprovero,
ma mi difetta la sfrontatezza
di implorare il perdono
della mia figlioletta adottiva,
figlia di un Dio Minore,
come invece oso
con la mia povera, santa madre,
sperando nelle attenuanti
del bambino mai cresciuto
che immagino sia rimasto
ai suoi occhi d'indescrivibile dolcezza.
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Gino Paoli ha cantato La gatta, ma è ad Una lunga storia d'amore che affido il mio commento.

il 07/11/2019 alle 22:46

Ne ho scritta una anch’io sulla mia micetta che è appena volata via....sono creature speciali...

il 07/11/2019 alle 23:59