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Pubblicata il 02/11/2019
è stato un fulmine, vipere o dita
un sogno assai bello, finito male
è molto strano, il mal d’amore puro
che sfocia in urlo contro un erto muro
e tu lo sai che io t’amavo tanto
eppur adesso è come perso al vento
e qui, mi vanto, sono stato uomo
che altro si può fare di fronte al tuo urlare?
di cosa poi, tu sempre t’allarmavi?
temevi perdermi, essì che già mi avevi.
non puoi gustare ciò che hai senza guastarlo?
non puoi sorridere leggera?
non puoi di questa vita avere il bello?
(e già lo avevi!)
che altro si può poi desiderare?
ti dissi Andiamo, senza più tornare
tu dissi No, ciò non si può fare!
temevi perdermi e sola ritornare
adesso sola sei, e solo anch’io.

adesso parto, che sempre è un tornare
dunque vivi e lascia andare:
io ti cercherò se ci sarai
altrimenti, i denti rotti saran miei.

e dunque non piangere ti prego
che piango io a pensarlo.
non è dolore che ti porto, è nuova vita.
la vita si trasforma anche se pare uguale
e il bene il male a volte si confondono.
tu sei più di quel che vedi
tu sei più di quel che fai!
solo non fumare.

tu credi d’aver perso il mondo intero
tu credi di non aver ormai più niente:
ti dico guardati e rifletti bene:
sei bella come un sole, a volte acciechi,
e altre volte bruci.
smetti di fumare e rovinarti, può bastare.
sappiti magnifica e gli altri non odiare.
chiama tuo padre, fallo adesso, ora!
io, ho un sol rimorso, mio padre
abbandonato. ed io che mai ci andavo, disperato.
che già sapevo dentro me, me ne sarei pentito.
eppur vederlo lì, vecchio e malato,
mi era odioso e molto doloroso.
tuo padre è vivo, ma solo si vergogna:
e sempre sarò qui per te, adesso più che mai.
lasciami solo, son io quello sbagliato!
sei tu che bruci il fuoco, io solo lo consumo!
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