PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 26/02/2003
" Di presente,cavalier voll'esser
che terra,tetra morte,mèro cammina
vagabondo,in di vita deserta
co' l'armi di croce,di foco e d'orgoglio.

Cavalcando l'attimi che giungonsi
s'arride,del van desiderio che cela
trovar non sa cosa puote,se non oro,
draghi e serpi,fermar non potrebber

In fra segni e magici arcani
timido e mesto,pensando s'avvede:
"Che sceglier posso di me che a zonzo vado?
Che debbo a voi che veggenti mi svelate?"

Tra'l sol che velando scompare,titubante
s'appresta a morir fra dolor e felitad
Ma foco d'orgoglio che teca s'avvampa
fan sì che a Sauran mattoni fortifican

...An tratto,mentre poco era dormiente
S'avverte intro strano mondo e mistero
Rittonsi in far paventato,s'agguarda:
ma li sogni,spesso,son sol desideri

Biada ed acqua,quando desto,al destriero dà
nel mentre,guardando con fare sonnato
in pietra,donde riparava la notte
di scritta di foco s'avvide straniato:

"SOTTO L'OPPOSTO CLIMA BABILONICO
GRANDE SARA' DE SANGUE SPARGIMENTO
TERRA E MARE,ARIA E CIELO SARAN PERVERSI
SETTE,FAME,REGNI,PESTE E CONFUSIONI"
"
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Una affascinante rappresentazione Riccardo, che mutua dalla figura donchisciottesca, pitturata con grande maestria, un severo monito, molto molto attuale, mi pare di aver compreso! Proprio "sotto l'opposto clima babilonico". Arguta e lungimirante amico, tuo malgrado!
Un abbraccio a te.
max

il 26/02/2003 alle 11:11

Molto bella, sia per il linguaggio che sa d'antico, appropriato al Don Quijote, sia per il monito di Nostradamica memoria, che vede fosche tinte addensarsi nel nostro futuro...
Un grande esempio di poesia!
Un caro saluto!
Axel

il 26/02/2003 alle 11:24

Grazie Max,in verità avevo pudore di inserirla in quanto scritta in quel di Roma,quando nei mercatini dell'usato compravo pile di libri vecchi scritti con questo tipico linguaggio arcaico.Probabilmente ci saranno degli errori,ma ero tentato dall'attualità di questa poesia.
Naturalmente spero che tutto vada per il meglio in quanto sono di natura ottimista.
Grazie carissimo
Malcom

il 26/02/2003 alle 11:47

Grazie Axel
Il linguaggio deriva da pile di libri vecchi che come un maniaco continuavo a comprare a Porta Portesa ed in altri mercatini Romani.Non avendo un titolo,in quanto non ho mai avuto l'esigenza di titolare o datare alcuna poesia,mi è venuto spontaneo intitolarla in questo modo.La poesia credo di averla scritta nell'84,ma è oggi molto attuale.
Un saluto anche a te
Malcom

il 26/02/2003 alle 11:55

Grazie B. per il bel commento,hai introdotto un particolare che ben delinia la poesia.Difronte a tutto ciò in cui ci sentiamo inermi,siamo tutti dei Don Chisciotte.Ognuno a modo suo.Questo è il mio,sicuramente raffigura un fanciullo sognante,difronte ad una cruda realtà da cui è distante,ma ne percepisce la commedia quanto la tragedia,è comico,ma ha un cuore grande.
Ciao caro
Malcom

il 26/02/2003 alle 23:12

...di spada
ti aggancio
o drago
di fuoco
ma è legno
che gira
il vessillo
che stendo...

bravissimo...un bacione col five

il 26/02/2003 alle 23:31

splendido linguaggio "donchisciottesto"..racchiuso in una triste premonizione. Elegante, e un po' mesta come tutte le sfide aldisopra del reale....Bella..Ciao..Luna

il 27/02/2003 alle 10:24