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Pubblicata il 29/09/2019
Il maestrale toccò
improvvisamente
con dita fredde
la tua spalla ambrata,
e s’increspò la pelle
sotto la sahariana
stropicciata, di fresco lino,
color naturale.

con sguardo fisso
guardavi lontano
quasi ad azzerare la distanza
fra te e l’orizzonte.

quel giorno contai
quattro capelli bianchi
sulle giovani tempie,
che un ricordo
aggrottava d’improvviso.

senza battello,
senza remo o vela,
la tua culla fu certo
presso il mare, o
l’acqua viva dei fiumi
ti fu chiara nutrice ?

non seppi mai.

uomo venuto dal mare
subito ti battezzai
nelle mie fantasie
di donna solitaria.

ti amai,
come se vedessi il mare
per la prima volta.

dalle tue labbra stillava
un miele ambrato e presto ne fui ebbra.
oggi, però, la marina assolata
emana echi misteriosi
di voci giovanili,
ma fra tante
la tua voce non distinguo..

calma e desertica
appare la riviera
dove ieri regnasti
più che dorato mito.

la tua assenza
s’impone nel mio cielo
come campana vuota
che non diffonde armonia.

un brivido percorre
ora la pelle
ieri odorosa di alghe,
ed il rosso sipario
del tramonto
stringe il cuore
in una morsa strana.

malcelata,
mi scintilla una ferita,
e solo oggi m’avvedo,
che ferisce più di un bisturi
un addio non pronunciato.

forse domani,
appeso il sogno
al salice del rimpianto
e deposto il fardello degli anni
m’immergerò nel sonno,
cullata, protetta
nell’arco di mare caldo delle tue braccia.

erano lieti
i giorni dell’innocenza.

le parole scintillavano
come stelle,
le tue mani parlavano d’amore,
i tuoi gesti
pagine irrivelate
da leggere in un tempo
indefinito.

i tuoi occhi, mio cielo,
traboccavano di sole,
che a piene mani
riversavi nel mio petto.

ritorna,
uomo venuto dal mare !
con una lanterna di luna
verrò a cercare
la tua chioma bruna,
le tue braccia di onda.

parlami
col tuo verso di diamante
con parole di spuma marina.
cercami
con la prima stella vespertina.

sussurrami
sillabe di vento
che misteriosa alchimia
tramuti nella voce amata,
nell’alito tuo caldo
sulla fronte.

cerchio di fuoco
che non si estingue.
nube di fumo
che mi avvolge e acceca.
camicia di ferro
sulla pelle nuda
si palesa la tua assenza.

tale dolore
e tale morte oscura
procura dentro me
questa ferita
e nessun’altra creatura
può colmare
l’orma che lasciasti tu.
uomo del mare.
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Nonostante la lunghezza non permetta di leggerla tutta d'un fiato, nulla riesce a distogliere minimamente l'attenzione e la concentrazione. Sembra che una forza nascosta, forse la forza del mare, o la forza dell'amore, obblighi il lettore ad andare avanti con gli occhi inchiodati sullo schermo. Ipnotizzante

il 30/09/2019 alle 08:32

Ciao Andrea, a volte rifletto a lungo se è o non è opportuno pubblicare questo tipo di poesie, la gente ha sempre troppa fretta e la poesia è come "sprecata". Ma, a volte basta un solo commento come il tuo a farmi decidere per il sì. Grazie tante.

il 30/09/2019 alle 16:21

Lunghezza comunque non voleva essere qualcosa di negativo, ma solo una costatazione. Grazie a te

il 30/09/2019 alle 17:30

Mi dispiace Ravachol, non ho ancora postato una poesia che abbia incontrato il tuo favore. Pazienza!

il 30/09/2019 alle 18:44