È osceno l’osservarsi dal di fuori:
un mesto riguardarsi, un distrarsi dal reale!
ma tu crei, cretino, adesso sai.
tu crepiti e cadenzi litanie
di tuoi errori immensi a cui non pensi più.
qui, rimasto solo nel fosso buio
mi colse cavernosa luce scura
e vidi alla rinfusa le tue membra
saette di rimorsi nella testa
un sogno o forse quel che resta
di questa danza macabra: il destino.
di questo sempre scrivo e mi rintrono
del tempo doloroso che io vivo
del mio sapermi fragile diamante
del mio non più voler saperne niente
del chiudere le porte e non tornare
del farsi latitante volontario.
e poi sentire il tarlo, poi sentirlo ancora
tu hai sbagliato tutto, ma di brutto.
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