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Pubblicata il 28/08/2019
Mi venne in sogno
un piccolo vascello
a dondolo sui marosi
e sapeva di spuma
e di quinta ondulata.

Mi sfregolava allora,
sulla pelle chiara,
un friccichio di colonia
ed un impasto di talco
imbiancava l'intreccio
di fiorenti prati alla turca.

Una voce narrò
d'una incipiente di poesia
ma il fico sul muro
stormiva nel vento
ed i temporal che
da sempre vanno
montavan sul nero.

Conservo ancora
ricordi a strisce di brillantina
che stuccavano grasse
avori e denti di pettine
ma ora tutto riposa
nel cassetto arancio del tempo
e gli stucchi crepano
sui vetri delle finestre.

Una pioggia senza fine
dirama affluenti
e scrive note dritte
sulle radici del sogno
mentre io, mai sveglio,
dirupo sul confine.
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errata corrige: d'una incipiente poesia. Nel testo c'è un "di" di troppo.

il 28/08/2019 alle 13:48

ragionamento geometrico che dimostra, nella sua apparente contraddizione, come il destino in realtà non esista. Esisterebbe solo nel caso in cui gli avvenimenti non fossero già accaduti. Ma sono solo intuizioni e congetture, godiamo invece il ritmo e l'evocazione della parola, se ritmo ed evocazione in questa mia produzione esistono.

il 28/08/2019 alle 16:52