Ascolto la luce che c’è in me
come un assetato cammino
senza sosta
sotto il caldo cocente
di questa giornata.
sono diventato un eremita urbano
che non sa dove andare.
un barbone, forse, o qualcos’altro.
un mare calmo la cui superficie
non viene mai sfiorata dal vento.
qua dentro, dove batte il cuore
mi sento attratto da qualcosa
che non so spiegare.
cerco di andargli incontro
come se fosse l’ultima volta.
non posso fermarmi.
l'impulso è quello di andare avanti
altrimenti per me sarà troppo tardi.
ci sono parole
che non possono descrivere
quello che si prova di fronte
ad antichi ricordi
sommersi nei fiumi gelidi
di una memoria sconvolta.
si potrebbe pensare
a un semplice incubo
che ha dispiegato le ali
durante il sonno infestato da idoli
troppo a lungo repressi.
ma non è così, so che non è così.
perché quel richiamo
continua imperterrito a frantumarsi
ancora e ancora e ancora
con prepotenza nella mia mente
e non si fermerà di fronte a nulla
nemmeno tra le mie labbra secche
da cui riuscirà solamente a spillare
poche gocce del mio sangue.
qualsiasi cosa mi stia chiamando laggiù
oltre quei confini che
non bisognerebbe mai oltrepassare
so che mi condurrà
un passo dopo l’altro
verso quell’oscurità eterna
che odio con tutto me stesso
ma di cui non posso fare a meno.
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