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Pubblicata il 13/07/2019
ricordo di/vino

vivo nel ricordo dei giorni
dal sapore di pane e acqua-sale
di uve dolci, rosse come rubini
che adornano fanciulle saracene.

mio padre aveva una vigna
dal nome buffo,
che strappava sorrisi,
poco più grande di un lenzuolo
di lino, e produceva un vino ambito dagli dei
e dagli artieri che stavano in città.

era un sovrano, mio padre,
nel suo podere,
con solo sette filari di primitivo,
e a guardia del suo piccolo tesoro
aveva posto, per sentinella, un ulivo.

mia madre si attardava
a raccogliere acini appassiti
che l’indomani
avrebbe imprigionato
in una pagnotta fragrante
dal vago sapore della felicità.

mi rivedo avanzare, nel sogno ricorrente,
tra i filari roridi di brina,
tra i tràini ed i tini di uve traboccanti,
e voci di donne tra risate e canti.

ora che il tempo stratifica memorie,
come cortecce che denunciano anni,
ripenso spesso a quel dito di vino
che riscaldava il cuore
e appannava il bicchiere,

come se fossi ancora piccolina
con i miei cari, intorno ad un braciere.
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