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Pubblicata il 11/07/2019
sul ciglio dell'universo

cammino sul ciglio
dell'universo come
un funambolo sulla sua fune,
fra le dune di queste
vibrazioni impercettibili,
di queste fluttuazioni
oscure.
e tu non capirai,
non capirai come ci si sente
ad essere un quark
di un granello di polvere,
ad essere un rovere
dalla corteccia di cristallo,
ad essere in un ballo
apocalittico fra due
buchi neri.
tu non capirai mai,
mai e poi mai,
il dolore che provo
ad ignorare e patire,
che covo di tormenti
è questo cervello
del cazzo che s'infiamma
al suono di Vivaldi,
al dono che vorrei
ma che non ho.
tu non capirai mai
salieri, la devastazione
di una musica
che prende il largo
come maestosi velieri,
mentre la tua barchetta
affonda come una misera
canzonetta da quattro soldi.
se solo potessi capire
che morire potrebbe
essere un piacere
anche solo per scoprire,
anche solo per affacciarsi
da quella finestra
sugli oscuri prati
dell'infinito,
anche solo per capire
quanto il mio dito
possa indicare lontano.
il dolore mi ha sbranato
l'anima come un lupo
un agnello indifeso,
lontano dal gregge.
il dolore è scoppiato
come una granata
e le sue schegge
mi hanno ridotto
un colabrodo,
una groviera
nella quale topi di fogna
danzano ai ritmi
del loro schifoso squittio.
e Dio, Dio è una favola
alla quale avrei voluto
credere, cedere
per disperazione,
una tavola sulla quale
avrei mangiato
galassie e comprensione.
ma non è così,
e tu non capirai,
insieme alle tue sorelle,
non capirai che dolore
e che malinconia
prova un uomo
che guarda le stelle.
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Grazie Lara, sono contento che ti sia piaciuta. Questa è una di quelle poesie che ho scritto e non ho "toccato" più, proprio perché la sentivo profondamente. A presto.

il 11/07/2019 alle 20:41