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Pubblicata il 08/07/2019
Avremmo dovuto vivere
su scampoli di vita
scanditi sui quattro quarti.
Non lo facemmo,
sicuri che altri tempi
non ci avrebbero ridotti
come gatti grigi
che scaldano assonnati
i loro angoli di mondo.
Non ascoltammo,
quando era ancora tempo,
la storia di quel Cesare
"che perduto nella pioggia
aspettò per sei ore
il suo amore ballerina".
Restammo, troppo a lungo,
estranei e sordi,
certi che la sete ci avrebbe
fatto ingoiare gli Oceani
e tutti i laghi della terra
su giri di valzer sconosciuti,
dentro giri di polka truccati,
immersi in minuetti fatui
e candele rassegate.

Bene, tutto questo è bene
dicemmo tra un cucchiaio
e l'altro di minestra riscaldata.
Poi, un improvviso scarto
fece cadere del rosso
sulla camicia della domenica
e scoprimmo, troppo tardi,
quanto sarebbe stato buono
quel lontanissimo piatto
di farfalle al salmone.
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sì, l'immagine di Cesare Pavese è bellissima. Realmente aspettò fuori dal bar quella ballerina che non si presentò all'appuntamento e, sotto la pioggia per sei ore, si rimediò una pleurite. Ma non era una mia frase e l'ho virgolettata, altrimenti Alice mi potrebbe accusare di plagio.

il 08/07/2019 alle 14:21