chi fosse non l’ho mai saputo
un nome incerto pure alla pronuncia
ricordo dormiva da anni sotto i ponti
di Lambrate e qui tanto sognava sogni
diceva di draghi fate gnomi dame uccelli
dalle piume strane cavalieri fiori cielo
e ancor farfalle alte montagne mare
pesci sirene un groviglio aggrovigliato
lì tutti assieme poi pian piano la mente
ricordava al risveglio il tutto dipanava
e come un filo magico dorato le figure
del sogno tra loro ogni volta collegava
e nascevan così fiabe diverse e colorate
che poi di giorno seduto in attesa di
un panino e di un bicchier di nero vino
su una panchina fissa la sua di un parco
di Lambrate ai bimbi alle mamme nonni
e passanti di quel quartiere raccontava
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