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Pubblicata il 15/06/2019
Sereno, al lavacro,
s'impegna il giustiziere.
Grondano le sue mani
e l’acqua si tinge
di pallido rosa.
Sfuma così l’atto severo,
imposto da un dio senza pietà
che delega ai figli la collera sua.
Il giustiziere riposa, tranquillo,
stringe la donna e bacia i suoi figli,
poi siede nel prato e guarda i monti,
lui sa cosa teme davvero.
Lo terrorizza il libero senso
e lo atterrisce il pensiero diverso.
Non è l’assassino che passa di lama
è chi non crede nel suo folle dio
che arma il suo pugno finale.
Servo fedele, ma pur sempre servo
conosce il mandante andandone fiero,
si aspetta, alla fine, il giusto compenso
di gioia e bellezza, com’era promesso.
Ma sa, il giustiziere, e ha sempre saputo,
che avrà la medaglia e sarà il suo rovescio
mentre con testa chinata sul ceppo
farà l’ultimo atto di fede.
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Bella anche la chiusa.. il rovescio della medaglia è sempre dietro l'angolo delle nostre scelte....... dovremmo rifletterci più spesso. Saluti.

il 15/06/2019 alle 18:18

Grazie Francè.

il 15/06/2019 alle 23:15

Lo terrorizza il libero senso e lo atterrisce il pensiero diverso....mi sembra questo il nucleo della tua elegante e ben strutturata poesia.

il 16/06/2019 alle 06:52

Testo davvero interessante, mi hai ispirato, grazie!!!...

il 16/06/2019 alle 09:24

Grazie Vincent e Nadia. Sì, Vincent, è assolutamente così. Come sappiamo la storia è zeppa di "esecutori" delle ideologie e delle fedi, che , nella maggior parte dei casi, vengono travolti dal loro stesso credo.

il 16/06/2019 alle 09:38