Miei cari scrittori
sconosciuti al mondo
e alla gnosi circostanziale,
vi ammiro oltre modo per gli enormi sfozi che fate,
ma biasimo il vostro poco spaziare all'interno di questa lingua morta.
sarà per pura necessità d'animo che molti di voi
con penna e calamaio. spinti da chissà
quale mostruosa necessità
deterge il proprio animo nell'amido dalla breve e sciatta emozione
per scaraventalarla fuori senza controllo,
in beffa ad un chi,un dove e sopratutto un perchè.
l'albero dell'alterigia non conosce oracoli e ne teme ostacoli
i tentacoli delle piccole euforie represse
tentano invano d'acchiappar le mosche eteree
che svolazzano su questo letamaio di lettere
sentendosi libere di sapere ancor prima di leggere e forse d'imparare,
non m'importa se questo giova o rattrista
l'avido lettore è sempre a caccia di notizie,
se ne serve per copiare le rime e fare dell'altrui ombra
la propria orma sul bagnasciuga dell'ovvietà
non m'importa se qualcuno se la prende e qualcun'altro se la piglia...
non m'importa
non importa
non porta
non urta
non sta nella parola il senso
ma nella musica che ne deriva
non esiste una scuola e ne uno stile
lo scrivere rispetto al soffrire è come
una verruga rispetto all'epatite
la malattia di vivere è soffrire per non voler morire.
questo dicono i poeti
e non quelle patetiche parodie
che lasciano le orecchie sorde
le bocche afone
collocando il misero cuore in fondo al deretano.
giuciaro2019
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