Il rumore della guerra si avvicinava,
gli uomini erano scappati quando
il papà di Salj era stato impiccato
all’olivo sulla curva per Viesna.
i soldati arrivarono sotto la pioggia
e la mamma si mise davanti alla porta
con gli occhi scuri, bella e ferma,
come sempre.
la violentarono e la uccisero
sul selciato di pietra dove si batteva il grano.
la nonna prese il pane, l’olio e il sale,
afferrò Salj per un braccio
e lo portò verso il fiume.
la barca incastrata nelle canne scivolò
a fatica nella corrente.
salj guardò la sua casa nel buio
ma vide solo fiamme gonfiate dal vento.
il fiume li accolse, con calma.
il sole sorgeva nella nebbia
e poi tramontava, mai nello stesso posto.
salj nuotava fino in fondo al fiume
e i pesci, dapprima diffidenti,
impararono a giocare con lui.
facevano girotondo intorno alle radici annegate,
lo portavano nelle loro tane,
gli tiravano dolcemente i capelli.
quando risaliva sulla barca
si mettevano in fila e attendevano
tutta la notte che ritornasse.
il pane e l’olio erano finiti da tempo,
salj non aveva bisogno di mangiare,
ma la nonna cominciò a star male
e poi morì.
lui la lavò tutta con cura, le pettinò
i capelli e la adornò con una ghirlanda
di narcisi d’acqua
che i pesci gli avevano portato.
cosparse la barca di fiori
e si sedette in un angolo.
il fiume lo cullava e il tempo
che passava era fermo.
quando si sentiva solo parlava alla nonna
e le raccontava le storie di Tolgut,
quelle che lo spaventavano da piccolo.
i rumori della guerra erano cessati
da molto tempo e a Salj sembrava che tutto il dolore
e tutto l’orrore si fossero solidificati e fossero saliti
con lui sulla barca, per fuggire insieme.
la nonna diventava sempre più bella,
le rughe scomparivano col passare
del tempo, i capelli si facevano
scuri e assomigliava
sempre di più alla mamma.
il fiume si era fatto grande e gli argini
erano lontani, ma di notte si vedevano bene
le torce di chi era sceso al fiume
per vedere Salj e la nonna.
quando la barca passava sotto i ponti
la gente, in silenzio, gettava
petali profumati.
cominciarono ad arrivare barche
dai paesi lungo il fiume, ma nessuno
osava avvicinarsi anche se portavano
pane e olio.
si limitavano a seguirlo a distanza
perché l’acqua era gonfia di pesci
che sembravano creare un’isola
nera e argento.
ormai sulle rive si erano formate
processioni continue di persone
che seguivano la barca.
a tratti giungevano gli echi dei canti
e il profumo dell’olio bruciato
insieme all’alloro.
giunse anche l’odore del mare,
il fiume stava concludendo
il suo cammino e aveva portato Salj
all’inizio del suo tempo.
la nonna non c’era più ma la mamma
cominciò a cantare la canzone
delle ragazze di Viesna
e Salj potè liberarsi di tutto il dolore
e di tutto l’orrore, adagiandosi
tra sue braccia.
il canto si confondeva con quello
delle persone lontane ed era ancora
più bello e dolce quando Salj
chiuse gli occhi e decise di ritornare
per sempre bambino.
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