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Pubblicata il 07/05/2019
Il rumore della guerra si avvicinava,
gli uomini erano scappati quando
il papà di Salj era stato impiccato
all’olivo sulla curva per Viesna.
i soldati arrivarono sotto la pioggia
e la mamma si mise davanti alla porta
con gli occhi scuri, bella e ferma,
come sempre.
la violentarono e la uccisero
sul selciato di pietra dove si batteva il grano.
la nonna prese il pane, l’olio e il sale,
afferrò Salj per un braccio
e lo portò verso il fiume.
la barca incastrata nelle canne scivolò
a fatica nella corrente.
salj guardò la sua casa nel buio
ma vide solo fiamme gonfiate dal vento.
il fiume li accolse, con calma.

il sole sorgeva nella nebbia
e poi tramontava, mai nello stesso posto.
salj nuotava fino in fondo al fiume
e i pesci, dapprima diffidenti,
impararono a giocare con lui.
facevano girotondo intorno alle radici annegate,
lo portavano nelle loro tane,
gli tiravano dolcemente i capelli.
quando risaliva sulla barca
si mettevano in fila e attendevano
tutta la notte che ritornasse.
il pane e l’olio erano finiti da tempo,
salj non aveva bisogno di mangiare,
ma la nonna cominciò a star male
e poi morì.
lui la lavò tutta con cura, le pettinò
i capelli e la adornò con una ghirlanda
di narcisi d’acqua
che i pesci gli avevano portato.
cosparse la barca di fiori
e si sedette in un angolo.

il fiume lo cullava e il tempo
che passava era fermo.
quando si sentiva solo parlava alla nonna
e le raccontava le storie di Tolgut,
quelle che lo spaventavano da piccolo.
i rumori della guerra erano cessati
da molto tempo e a Salj sembrava che tutto il dolore
e tutto l’orrore si fossero solidificati e fossero saliti
con lui sulla barca, per fuggire insieme.
la nonna diventava sempre più bella,
le rughe scomparivano col passare
del tempo, i capelli si facevano
scuri e assomigliava
sempre di più alla mamma.
il fiume si era fatto grande e gli argini
erano lontani, ma di notte si vedevano bene
le torce di chi era sceso al fiume
per vedere Salj e la nonna.
quando la barca passava sotto i ponti
la gente, in silenzio, gettava
petali profumati.

cominciarono ad arrivare barche
dai paesi lungo il fiume, ma nessuno
osava avvicinarsi anche se portavano
pane e olio.
si limitavano a seguirlo a distanza
perché l’acqua era gonfia di pesci
che sembravano creare un’isola
nera e argento.
ormai sulle rive si erano formate
processioni continue di persone
che seguivano la barca.
a tratti giungevano gli echi dei canti
e il profumo dell’olio bruciato
insieme all’alloro.
giunse anche l’odore del mare,
il fiume stava concludendo
il suo cammino e aveva portato Salj
all’inizio del suo tempo.
la nonna non c’era più ma la mamma
cominciò a cantare la canzone
delle ragazze di Viesna
e Salj potè liberarsi di tutto il dolore
e di tutto l’orrore, adagiandosi
tra sue braccia.
il canto si confondeva con quello
delle persone lontane ed era ancora
più bello e dolce quando Salj
chiuse gli occhi e decise di ritornare
per sempre bambino.
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profondamente toccante.... da farmi vivere (con angoscia ) ciò che hai scritto....Gabriela.

il 07/05/2019 alle 09:09

Mi piace molto l'insieme, il senso d'infinito che traspare. Chissà da dove è scaturita la storia...dalla lettura di un romanzo, da un viaggio, dalla fantasia...

il 07/05/2019 alle 12:15

Un testo che avvince per la bellezza della sua storia molto toccante. Apprezzata!

il 07/05/2019 alle 12:49

Grazie amici miei.

il 07/05/2019 alle 13:16

Bella ma io la vedo più come un racconto.. Anzi colgo l occasione di dirti di scrivere un racconto. Sei portato. Ciao

il 08/05/2019 alle 08:12

Grazie Ginni. Ho fatto il percorso inverso, si tratta di una sperimentazione che sto portando avanti con altri (nulla di nuovo sotto il sole...). Trasformando un testo in prosa in uno con i tempi e ritmi della poesia, si è costretti ad asciugare il testo rendendolo più essenziale. Se poi si riporta il testo della poesia in prosa, si ottengono effetti strani, a volte positivi a volte distruttivi. Ma la ricerca di un punto di equilibrio continua...

il 08/05/2019 alle 08:18