PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 18/03/2019
Appena lasciava la striscia d'asfalto e metteva i piedi sopra la sabbia, era come se buttasse via una zavorra che la teneva ancorata al suolo e, a mano a mano che procedeva, in quella manciata di passi, lasciava indietro la donna che era in apparenza per diventare parte di un'idea che racchiudeva l'immensità. Respirava a fondo, guardava in lontananza e qualsiasi fosse il clima o la stagione, la vastità e l'accoglienza del mare la facevano sentire ogni volta alla fine e all'inizio del viaggio. Si sedeva sulla sabbia, poggiava con le spalle sui tronchi secchi a ridosso della d'una più riparata e si toglieva le scarpe e le calze; voleva sentire la sabbia sulla pelle e, terminato questo rituale lento e metodico, lasciava che ogni poro si imbevesse di salsedine e di calma. Era un luogo di poco interesse per tutti, nessun esercizio pubblico, nessun richiamo per la folla e di conseguenza poche tracce di violenza umana, se non per qualche oggetto che le maree riportavano di tanto in tanto e che il più delle volte lei portava via e smaltiva altrove. Vedeva la bellezza dove di solito si intravede la noia e quella bellezza si trasferiva in quei momenti nei suoi occhi, nei suoi capelli, nelle piccole mani attraverso cui filtrava lentamente e metodicamente la sabbia, come fossero clessidre che non scandivano il tempo in andata e ritorno, ma solo in divenire.
se c'era vento, era come se avesse nelle orecchie un arpeggio, una melodia che andava oltre il mattonato rossiccio che delimitava il passaggio e la isolava così dal rumore delle macchine che talvolta riusciva a penetrare sin lì.
Annusava, come fanno i cani, la mancanza di pericoli esterni e con quella sicurezza chiudeva gli occhi e accoglieva il sole sul viso, nessun serraglio se non il mare di fronte e qualche planata d'ali. Nessuna grossa nave, nemmeno in lontananza, solo vecchi legni azzurri, in parte ancora attivi per la pesca in parte residui di tempi e vite andate.
Più di qualche volta riusciva a perdersi in un dormiveglia che la portava quasi sino al tramonto, svuotandosi nel silenzio come mai si riesce a fare con nessuna parola.
Quando arrivava l'ora di andare via prendeva i calzini e ripuliva i piedi dalla sabbia, lasciandone sempre un po' come fosse necessario per non sentirsi separata di netto da quel benessere, prendeva fiato come quando si riemerge da un'apnea profonda e si avviava verso il passaggio a mare. Prima che gli occhi perdessero la linea dell'orizzonte e l'ultimo bagliore scomparisse, il suo pensiero era per l'immensità di quel che aveva il dono di percepire e per l'altra vita che senza posa, vi scorreva al di sotto.
  • Attualmente 4.16667/5 meriti.
4,2/5 meriti (12 voti)

Già, e quel benessere riconcilia per un po' con la furia ossessiva del mondo oltre il "passaggio". Il mare è bel regalo per chi lo considera tale, avendone il dovuto rispetto perchè è anche capace di esprimersi in toni autoritari e drammatici, per il resto... è solo immenso benessere. Buon mare Genziana.

il 19/03/2019 alle 16:56

Trovo in questa prosa, Arlette alcuni dei temi che so esserti propri. Mi piace lo stile del tua narrare, l'uso che fai della terza persona e "asintotico" ossia non riesce a non farmi pecepire che è solo una trompe d'oeil dietro cui mi pare di scorgerti. Mi hai regalto una dolce lettura, grazie.

il 05/04/2019 alle 16:40

Prima di tutto bentornato Sergio, riguardo al commento direi proprio che è così. Dove c’è il mare trovo gran parte di me, se attorno vi sono anche tranquillità, colori e odori propri dell’ambiente marino mi sento a casa. Grazie per le tue parole... sarebbe tempo che anche tu tornassi a regalare qualcosa a noi. Un salutone.

il 05/04/2019 alle 19:56

mi sa... mi sa... ch'è molto autobiografico/a; o almeno io, ti ci vedo riflessa! ciao, stella marina :)

il 24/04/2019 alle 13:58

Se mi ci vedi riflessa è perché in qualche modo non sei molto lontano da quella dimensione. Ciao pirata.

il 24/04/2019 alle 17:11

Grazie per queste belle ore in riva al mare e fuori dal mondo.

il 18/10/2019 alle 18:47

Sai Benandato, l’energia serena che si prova laggiù è pari a poco altro, direi forse all’altro grande anelito che proviamo in cima a una vetta, nel confine fra roccia e cielo. Grazie a te per essere stato oltre il passaggio.

il 19/10/2019 alle 16:04

Quante volte si va oltre i passaggi a mare soli con se stessi, ne sono certa, lasciandosi dietro i luoghi del caos. E ci si sente vivi, lontani dal richiamo del futuro e dalla nostalgia del passato. E se in fondo, verso l'argento azzurro delll'orizzonte si gonfia una vela, sappiamo per certo che almeno in quell'istante si è totalmente in un altro mondo. Si spalancano finestre mai aperte a saper andare con convinzione oltre il passaggio; pesci, bambini e poeti lo sanno, e continuano a stupirsene con occhi tersi.

il 05/04/2021 alle 20:51

Non posso che affidare questo mio rinnovato commento ad una bottiglia vuota e vararla in quel mare dove tu ora aleggi per chissà quali lidi. Ero in disparte, ma ti ho osservato per tutto il tempo; a perderti per ore come una bambina, ma soprattutto a ritrovarti bambina ed allietarti dolcemente con uno tra i più meravigliosi giocattoli naturali.

il 10/09/2022 alle 04:52