PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 27/02/2019
-Scrivere o leggere parole e sentirle intiepidire coscienza senza sentimento, carenti di carica emotiva, nell’inautenticità impregnata di superficiale agiatezza, ove pensiero non si sofferma a dolere e s’annida cinico, disincantato, scontroso a l’avvenire. L’arsura diviene così insostenibile allora che il desiderio di grazia e bellezza appare lontano nell’esser così impellente, inafferrabile eppure così dolorosamente vicino.
-Il tempo lasciato andare alla deriva nutre la calma dello scorrere, il paradiso perduto nell’attesa di quel che non potrà mai accadere, l’essere nel trambusto della lucida disperazione, l’insipida rilettura senza capo né coda della memoria, la riflessione scaturita senza eleganza, senza trasformazione, senza rivoluzione per essere ruminata dal rimpianto, il ripetersi estenuante di errori congeniti a definire l’esistenza e la sua esigenza d’essere.
-Questo ondeggiare suadente della mente sorprende sovente per poi divenire nei momenti di maggior sconforto poesia, un’onda anomala, un necrologio al tempo trascorso ad errare.
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direi che sei una buona fotografa ed un ottima psicologa, ma soprattutto non saprei dire se prevale in questa tua l'indignazione o la rassegnazione....è qualcosa, quello che hai scritto, da rileggere nel tempo

il 27/02/2019 alle 20:35

Rassegnazione senza dubbio! Una riflessione intima su cosa rappresenta la scrittura per me, sull'inganno che essa rappresenta... questa noia alla lunga di leggere parole mie o di altri poco importa senza un vero coinvolgimento emotivo, una trasformazione profonda del sentire... come narcotizzata da tutto questo flusso inutile che spesso introduce al necrologio di sé stessi, elemosinando fatue attenzioni ma poi di chi? Sconosciuti, nella maggior parte dei casi, di lettori occasionali senza una precisa volontà di scambio emotivo o di reciprocità di crescita condivisa... cosa al fine ci spinge noi tutti a scrivere? Quale bisogno impellente abbiamo da condividere con gli altri e quanto siamo indigesti o oscuri all'altro da noi senza una vera consapevolezza, onesta, consapevole? La verità è che crediamo di guadagnarci un'occasione di eternità fasulla, come se un lascito scritto di noi potesse salvarci dalla morte, dalla verità che siamo poca cosa, fragili, mortali, temporanei! Un incidente di percorso per chi ci legge!

il 28/02/2019 alle 00:51

avevo capito bene allora...condivido appieno, è sconfortante ancora di più proprio perché non ci si conosce, e se non c'è pathos non c'è nulla....parole a perdere, pensierini regalati e sottratti alla noia di giorni sempre uguali, a questo ci siamo ridotti, questo è diventata quella cosa sacra chiamata poesia? Ti abbraccio

il 28/02/2019 alle 09:57

Voglio pensare che la.poesia sia una compagna, una di quelle che lasci con rammarico alla.fine della giornata. Colei che quando ti sta accanto sorride anche agli altri e tu sei certa che è lo stesso sorriso onesto che riserva a te, colei che ti stringe la mano e fa altrettanto con chi ritieni nemico, colei in cui crederesti anche se l'evidenza le fosse contro. È una lei o un lui che non puoi in nessun modo imprigionare e allora lasci che sia, perché quando ne hai bisogno sono proprio lì, esattamente dove li cerchi. Ne ho la certezza Rosi, la.poesia assume le sembianze di chi la ama e ne affianca il passo senza nulla a pretendere.

il 28/02/2019 alle 13:55

Manca perdermi come persona e ritrovarmi sensazione, la stessa poesia che prima era compagna adesso diventa straniera, come se la lingua non riconoscesse più la gola, come se l’apatia sopraggiunta invadesse di nulla il tutto e dileguasse nella mente stordita in balia del nulla, per non riconoscersi più in nessuna dimora o identità emotiva. Non solo l’autore o il lettore svaniscono ma anche la parola che prima li univa, resta solo una sala senza musica dove c’è il ricordo di una danza felice!

il 28/02/2019 alle 16:40

Svaniscono autori e lettori come è normale che sia, svanisce la persona che eravamo, talvolta per lasciare spazio alla persona che saremo, ma prima o poi un verso ti riporta l'entusiasmo e capisci che la passione è intatta. Forse mi sbaglio, ma voglio continuare a pensarlo. Ciao Rosi e buona poesia.

il 28/02/2019 alle 17:28

Concordo su tutta la linea! Ho anche letto l'articolo segnalatomi! Riflessioni che già mi appartenevano! La verità è che la poesia come da te scritto è un ottimo percorso di autoanalisi e come tale fa emergere anche gli irrisolti, dà voce all'inconscio e lo rende parlante ma nessuno sa quanto tutto ciò può essere salvifico e al tempo stesso demolitore! Le mie riflessioni erano sopratutto su questa apatia che a volte mi cattura, quasi una reazione a questa bulimia di parole banali che navigando mi sommerge... credo sia un fastidio, un'orticaria a quanti attraverso la poesia vogliono offrire in pasto un super ego piatto e privo di auto analisi, apatico a sé stesso... grazie per l'intervento Genziana!

il 03/03/2019 alle 15:18