Ninfa mi apparve in sogno.
fanciulla d’animo, ma virago
in cuor suo e nell’aspetto.
di spalle a nivea statua.
un tascapane eburneo
sulla pelle scura del tiglioso,
coriaceo suo corsaletto.
e sullo sfondo di una mulattiera,
tra i bellissimi
capelli scuri lungo il viso fiero
un atro cerchietto.
disse di non scordare scarsella
e agoraio, e mi chiamò Aquilone.
il sogno mi lasciò dell’agretto.
non comprendo, non sono altro
che un artiere degli aquiloni e un
rimatore, nella foggia e nel petto.